Il Polo Universitario Penitenziario (PUP) di Parma è parte di una rete di poli presenti in alcune università italiane - poco più di 40 - che hanno avviato simili iniziative nel corso degli anni per garantire il diritto allo studio universitario agli studenti detenuti. Questi poli sono ora riuniti nella Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari (CNUPP), istituita presso la CRUI.
La specificità del Polo Universitario di Parma è quella di accogliere studenti detenuti in regime di alta sicurezza, presentandosi quindi come una sfida particolare nel panorama nazionale.
Oltre agli esami, alle sessioni di laurea e agli incontri con i docenti, all'interno dell'istituto penitenziario si organizzano incontri di orientamento e brevi corsi in presenza, coinvolgendo sia studenti detenuti che non, nel rispetto delle necessarie misure di sicurezza.
In questo contesto, il diritto allo studio diviene diritto alla classe, all'incontro con persone che provengono dall'esterno, con le quali pensare introdurre cultura.
Nel biennio 2021/2023 Fondazione Pizzarotti ha collaborato con Università di Parma nello sviluppo del progetto "Il carcere come luogo di cultura".
Un percorso finalizzato a creare momenti di scambio e iterazione sociale tra detenuti del carcere di Parma e società civile circostante, a partire dagli studenti universitari e delle scuole superiori, per poi arrivare a cittadini e famiglie degli stessi detenuti.
Nel corso dei due anni di attività sono stati realizzati due laboratori di sociologia culturale teatrale per due gruppi distinti di detenuti, coinvolgendo nel complesso studenti detenuti e studenti universitari e mettendo a sistema una metodologia specifica centrata sulla successione tra diverse fasi: Lettura di classici della sociologia; scrittura autobiografica di getto; messa in scena delle scritture autobiografiche con la conduzione di un esperto teatrale.
I materiali raccolti sono stati presentati alla cittadinanza attraverso 6 incontri organizzati all'interno del carcere
Gli scritti realizzati in carcere hanno permesso di riflettere sulla condizione detentiva oltre che di condividere le questioni trattate: dalla relazione tra generazioni, all'identità di genere e così via, costruendo un ponte tra carcere e città ma anche aiutando i giovani studenti a comprendere i propri sentimenti e le proprie idee in un contesto di ascolto privilegiato.
I laboratori sono stati condotti dalla docente Unipr Vincenza Pellegrino, sociologa culturale e delegata del Rettore ai Rapporti tra Università e Carcere, e da Vincenzo Picone, drammaturgo e regista teatrale.