Febbraio 2018
Nel contesto della rassegna di Teatro delle Briciole "Serata al Parco - Proposte di teatro contemporaneo”, Fondazione Pizzarotti sostiene in ambito culturale lo spettacolo "Le avventure di Numero Primo” di Marco Paolini, in scena a Parma in coincidenza del 42° anno di vita del centro di produzione teatrale cittadino d'avanguardia.
Numero Primo è una storia particolare che racconta di un futuro probabile fatto di cose, di bestie e di umani rimescolati insieme come si fa con le carte prima di giocare.
Numero Primo è anche il soprannome del protagonista, figlio di Ettore fotografo di guerra freelance e di madre incerta.
Ma anche le cose e le bestie hanno voci e pensieri in questa storia.
Marco Paolini e Gianfranco Bettin, coautori di questo lavoro prodotto da Jolefilm, sono partiti da alcune domande: Qual è il rapporto di ciascuno di noi con l’evoluzione delle tecnologie? Quanto tempo della nostra vita esse occupano? Quali domande ci poniamo e quali invece no a proposito del ritmo che ci impongono per stare al loro passo? Quanto sottile è il confine tra intelligenza biologica e artificiale? Se c’è una direzione, c’è anche una destinazione di tutto questo?
E’ una fantascienza nuova, piena della ironica fantasia e della acuta sensibilità care al suo pubblico, quella con cui Marco Paolini inaugura un nuovo ciclo dei suoi amatissimi Album. Questa prima puntata racconta, in un immagario scenario prossimo futuro, la storia di un bambino eccezionale e di suo padre, del loro rapporto autentico in un‘Italia comicamente apocalittica, in cui la rivoluzione tecnologica sarà ormai compiuta e le scuole elementari saranno intitolate a Steve Jobs.
Una storia che si svolge in un futuro avanti 5000 giorni e che nonostante le grandi innovazioni tecnologiche pone al centro il rapporto padre – figlio e l'infinita umanità che travalica ogni confine fantascientifico, affermando la forza e la bellezza di sentimenti capaci di rimanere intatti anche in un tempo dominata dai robot.
Un racconto che mette in luce l'incanto dei bambini e della loro capacità di ricordarci, attraverso occhi carichi di meraviglia, quello che nel tempo abbiamo dimenticato.
Foto di Marco Caselli Nirmal